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              Siamo in coda al check-in di Milano Malpensa e fra la folla intravedo 
              un volto conosciuto. Incredibile, due amici prendono lo stesso nostro 
              volo per New York. Che bello e cosi durante il tragitto spieghiamo 
              a loro il nostro itinerario e per la permanenza in città di tre 
              giorni ci fissiamo appuntamento così da girare insieme. Anche questa 
              volta la mia passione per il volo mi porta in cabina del DC10 e, 
              con il mio scarso inglese ed il loro scarso italiano, risolvo alcune 
              problematiche che avevo avuto sui simulatori. Questo viaggio l’abbiamo 
              affrontato in tre: l’Ermy, il Nello ed io (all’aeroporto abbiamo 
              incontrato Pier Paolo, Cuca e Alberto). Tramite una nostra amica 
              , la quale abita in Manhattan, abbiamo trovato un alloggio (di gran 
              lusso) all’altezza del palazzo delle Nazioni Unite, in poche parole 
              a 5 minuti a piedi da Central Park. I giorni sembrano volare via 
              e di questa città mi è rimasto nel cuore un po’ tutto: la gente 
              di tutte le razze e colori, i grattacieli da 100 e piu’ piani, i 
              mega store, il traffico, i taxi gialli, le luci della notte ma soprattutto 
              Time Square che ho definito “l’angolo piu’ bello del mondo”. 
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              Sveglia molto presto, anche se con il fuso orario non abbiamo problemi, 
              e partenza per l’aeroporto di New Jersey. Dopo circa tre ore di 
              volo atterriamo a Miami in Florida e subito il tremendo caldo – 
              umido miscelato agli ambienti condizionati ci massacra. Preleviamo 
              la macchina e l’Ermy si accorge di aver dimenticato lo zainetto 
              sul bus che ci ha portato dallo sbarco al rental car. Con grande 
              fortuna al loop del bus risale ed è ancora li, appeso al sedile 
              dell’autista. 10$ di mancia (cazzo Ermy ma sono 20.000£…!!). Saliamo 
              sulla nostra macchina, piccola esternamente ma con un motorino non 
              indifferente, e andiamo in albergo sulla Miami beach. Una doccia 
              veloce e poi in centro sul lungo mare. Non credo a ciò che vedo…camminare 
              è difficile per la massa di persone, miriadi di locali e ristoranti 
              con musica dal vivo e ballerine sui tavoli, luci e fuochi d’artificio. 
              Un vero e proprio spettacolo e dura per tutta la notte. La sabbia 
              bianca è ancora calda dal sole e di fronte ammiriamo la casa di 
              Versace, ancora chiusa dopo il suo assassinio.  |  
 
         
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              La notte è stata corta (nel letto) ma questa mattina ci siamo alzati 
              presto perché abbiamo un po’ di strada da percorrere. Lasciamo Miami 
              e ci dirigiamo verso nord ammirando ancora una volta i grattacieli 
              della costa e il mare di un colore verde – azzurro da cartolina. 
              Dopo quattro ore arriviamo a Cape Canaveral dove c’è il Kennedy 
              Space Center e la base di lancio spaziale della N.A.S.A. Entriamo 
              e con il percorso guidato, visitiamo la rampa di lancio, le torri 
              di controllo, saliamo sul mitico Schuttle ed entriamo nell’hangar 
              dell’Apollo 13. Che bello, veramente un’esperienza indimenticabile. 
              Ormai è sera e ripartiamo per arrivare ad Orlando che da qui dista 
              circa due ore di macchina.  |  
 
         
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              I giorni trascorsi in Orlando city (il diario di Orlando si trova 
              nella sezione Grandi città americane della home page) sono quattro, 
              relativamente pochi per tutto ciò che c’è da fare ma purtroppo il 
              tempo manca e dobbiamo ripartire. Ci stiamo dirigendo verso ovest 
              per raggiungere la costa del golfo del Messico e nella serata contiamo 
              di arrivare a St. Petersburg. La notte non ci fa vedere il colore 
              del mare e neanche la sabbia ma il caldo soffocante e l’umidità 
              ci sfiancano. Per fortuna che tutti gli ambienti sono condizionati 
              ma per la salute non è un bene. Prima di ripartire facciamo un salto 
              in spiaggia per vedere se è tutto come Miami o peggio. Non crediamo 
              a ciò che vediamo: la sabbia bianca finissima a piccole parti è 
              ricoperta da conchiglie di tutti i colori, l’acqua del mare ha colori 
              che passano dal bianco all’azzurro, dal verde cristallino al verde 
              scuro ma cosa mi ha veramente sorpreso (per chi è abituato al mare 
              italiano) è la temperatura dell’acqua. Caldissima, secondo me 26-28°. 
              Ci sono in mare anche strani pedalò a forma di grandi triciclo con 
              rute di circa 1,5m di diametro. Pedalando le ruote con piccole pale 
              sulle gomme fanno andare avanti o indietro. Le spiagge sono enormi 
              e quindi anche se la gente è molta sembrano deserte. Le palme e 
              tutta la natura è di un verde smagliante perché l’acqua è molta 
              e, inoltre, ci stiamo dirigendo, a sud, verso una zona paludosa. 
              Nel primo pomeriggio ci rimettiamo in strada e immancabile c’imbattiamo 
              nel temporale quotidiano, di poca durata (10-15 minuti) ma di grande 
              intensità d’acqua scaricata.  |  
 
         
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              La meta successiva è la piccola cittadina di mare Marco Island, 
              un paradiso terrestre. Un aneddoto che è successo: ci troviamo in 
              mare, a pochi metri dalla riva dove l’acqua arriva alle ginocchia, 
              e si parla del più e del meno quando in mezzo a noi vediamo passare 
              un’ombra di forma strana lunga circa 50 cm. Subito non abbiamo realizzato 
              ma si tratta di uno squalo, ovviamente innocuo altrimenti non ci 
              sarebbe il libero accesso in acqua, che tranquillamente fa il suo 
              giretto e poi prende di nuovo per il largo. Siamo leggermente spaventati 
              dal fatto ma qui sembra tutto normale, addirittura poco distante 
              da noi ci sono alcuni bambini che lo inseguono e lo vogliono toccare. 
              Meno impressionanti sono le razze di mare, anch’esse incuranti della 
              nostra presenza, dove in questa zona raggiungono dimensioni piccole, 
              circa 40-50 cm.  |  
 
         
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              Da Marco Island abbandoniamo la costa e ci dirigiamo verso sud-est 
              entrando nella palude dell’Everglades National 
              Park., regno delle ninfee, mandrovie bianche e grigie, dei pellicani 
              e aquile di mare ma soprattutto degli alligatori. Con una guida 
              locale prendiamo un motoscafo con il motore ad elica. Infatti in 
              questi posti ,a volte, l’acqua è talmente bassa e densa che un motore 
              tradizionale si incaglierebbe e addirittura ci sono tratti dove 
              in velocità si passa sull’erba. Passiamo in mezzo a questa foresta 
              che diventa sempre più fitta per sbucare in una baia dove al filo 
              dell’acqua si vedono spuntare gli occhi degli alligatori. Il cuore 
              batte forte (è la prima volta che vedo da vicino questi animali) 
              e anche un po’ di timore mi fanno da padroni ma è tutto cosi emozionante. 
              Ci sono esemplari da 3 metri e noi siamo molto vicino. Ora si vede 
              tutta la testa e la schiena. La guida ci spiega la loro vita e abitudini, 
              come cacciano e come si accoppiano. Un documentario dal vivo. Nella 
              stagione invernale l’acqua sale di parecchi metri e allaga tutto 
              per poi ritirarsi nella stagione estiva e lasciare la palude come 
              l’abbiamo visitata noi. Ritornando al punto di partenza ci vengono 
              incontro, curiosi, un gruppo di procioni e per non spaventarli abbiamo 
              spento il motore. Ogni tanto un pellicano ci sorvola a bassa quota 
              e l’istinto e quello di abbassare la testa. E un parco molto grande, 
              copre tutta la zona meridionale della Florida e, quindi, per attraversarlo 
              in macchina abbiamo impiegato molto tempo. Spesso ci fermiamo nei 
              posti più belli per ammirare il paesaggio ed osservare questa esplosione 
              di natura.  |  
 
         
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              Arriviamo sulla costa dell’estremo sud e da qui incominciano una 
              serie di ponti che collegano fra loro, per circa 200 km, piccoli 
              atolli di terra fino a Key West. Questo è il punto più meridionale 
              degli Stati Uniti e siamo a circa 150 km, in linea d’aria, da Cuba. 
              Inutile dire che il mare è splendido e caldo ma in più qui esiste 
              la barriera corallina, una fra le più belle al mondo. Cosi andiamo 
              al porto e prenotiamo un’escursione al largo. Il nostro battello 
              ha il fondo di vetro e dopo circa un’ora e mezza di navigazione 
              scendiamo e incominciamo ad ammirare lo spettacolo. Pesci tropicali 
              di tutte le dimensioni e di tutti i colori, squali (questa volta 
              sono un paio di metri di lunghezza e incutono un certo timore), 
              tartarughe e poi la barriera, un vero e proprio giardino enorme 
              sotto l’acqua. Ritorniamo a terra e facciamo un giro per gli innumerevoli 
              locali in stile per cenare e per trascorrere la serata. Tutto e 
              tutti sono in festa, ballano e cantano. E’ il paese in cui ha vissuto 
              per un certo periodo della sua vita e la casa è aperta al pubblico 
              per una visita. Il mattino seguente si riparte per Miami e poi per 
              l’Italia con scalo, nuovamente, a New York.  |  |