Indice

06 agosto "partenza"

07 agosto "Universal Studios"

08 agosto "Los Angeles"

09 agosto "Santa Barbara"

10 agosto "Monterey"

11 agosto "San Francisco"

13 agosto "Yosemite N.P."

14 agosto "Sequoia N.P."

16 agosto "Death Valley"

17 agosto "Las Vegas"

19 agosto "Los Angeles"

20 agosto "ritorno"


06 agosto 1997
Da circa 2 ore siamo arrivati al parcheggio dell'aeroporto della Malpensa di Milano. Avevo affrontato prima di adesso pochissimi voli ma soprattutto brevi quindi infuriava dentro di me una fredda tensione e un po' di paura. Nello stesso tempo una grande emozione di partire con i miei amici, di staccare la mente per 15 giorni sperando di vivere momenti indimenticabili ma soprattutto di mettere i piedi in quella terra che da sempre è nei sogni di tutti. Sono le ore 9 del mattino, il cielo è sereno e la temperatura è gia' alta. Il nostro volo è un TWA delle ore 11,00 con un BOEING B767 diretto a New York all'aeroporto JFK. Durata del volo 9 ore quindi siamo arrivati a NY alle ore 14,00 ci sono 6 ore di fuso orario). La dogana è tutta un'avventura ma soprattutto la lingua quasi incomprensibile, tuttavia riusciamo a capire che dobbiamo ritirare i bagagli ed andare subito a fare il check-in per il volo successivo per Los Angeles in partenza alle ore 16,00 sempre con un B767 TWA. Finalmente sotto di noi non c'è piu' acqua ma terra e si rimane stupefatti dalle immense distanze che vi sono e soprattutto quando il pilota annuncia di essere in quel momento sopra il Gran Kanyon, un'enorme spaccatura nel terreno con un piccolo ruscellino all'interno (il Colorado river). Atterriamo alle ore 19,00 (3 ore di fuso orario) dopo circa 6 ore di volo ma la cosa che ci colpisce è che abbiamo vissuto una giornata di circa 20 ore di sole, ora pero' sta' diventando sera quindi è meglio sbrigarsi a ritirare i bagagli ed andare a prelevare l'auto (un FORD WINDSTAR 7 posti 3500 di cilindrata a benzina).Siamo arrivati in albergo, non ci trattiamo male BEVERLY PLAZA HOTEL in centro Beverly Hills,e a turno un tuffo sotto la doccia

07 agosto 1997
Dopo poche ore di sonno, dovute alla differenza dell'orario con l'Italia, siamo pronti per la nostra avventura e come meglio iniziare con una meravigliosa colazione (breakfast) a base di un paio di uova strapazzate, bacon,pane tostato e mezzo litro di succo d'arancia puro. Qualcuno di noi ha osato prendere il caffè, un bicchierone di acqua sporca colorata di nero e soltanto dopo un'esagerazione di bustine di zucchero si poteva assaggiare.Attraversiamo tutta la zona di Beverly Hills passando fra le case degli attori e set cinematografici montati per le strade, la mia sensazione subito è quella di vivere nel mezzo di un film, per dirigerci verso la mitica collina di Holliwood dove ci sono gli studios. Dando uno sguardo in giro, in mezzo a tante belle case, tecnologia e organizzazione mi è rimasto impresso il grandissimo caos dei fili dell'alta tensione. Un'immensa ragnatela sopra le nostre teste che dai tralici passano in casa e poi fuoriescono per interrarsi un po' e finire di nuovo sui tralici storti. Boh.. Va bèh. Parcheggiamo il mezzo nel garage degli studios e ci avviamo verso l'entrata: subito in gran risalto il chitarrone alto circa 30m dell'Hard Rock Caffè, fontane con giochi d'acqua sincronizzati, negozi e un milione di persone…musica ..festa…bellissimo. Al centro di una piazza il simbolo degli UNIVERSAL STUDIOS, un mappamondo che ruota e di fronte a noi in questo momento c'è l'entrata. Siamo nei mitici studi di Hollywood.Si passa l'intera giornata fra ricostruzioni di set famosi (Ritorno al futuro III, King Kong, Jurassik Park, Psyco) e fra quelli che invece stanno girando. Immenso e stupefacente.La sera siamo stanchissimi ma immancabile è un giro per la SUNSET BOULEVARD con le luci e i colori della notte.

08 agosto 1997
Secondo giorno negli States e ci siamo gia' ambientati alla perfezione, un'altra colazione di quelle belle pesanti e siamo pronti. Un mio grande desiderio è quello di vedere i famosi grattacieli americani e cosi' ci inoltriamo nel downtown di Los Angeles : traffico immenso, gente di tutti i colori, grandi compagnie e multinazionali e i famosi bulding eccoli qui.Impressionante il palazzo della banca californiana, circa 80 piani di vetro e a meta', a circa 150 metri da terra troviamo appeso ad una corda il lavavetri, penso abbia il lavoro per tutto l'anno.Torniamo indietro e di fronte a noi abbiamo la scritta Hollywood sulla collina che ci guida fino al centro di Beverly Hills dove facciamo una giro per negozi anche se bisogna dire che quelli piu' belli sono italiani, da Bulgari ad Armani e poi Versace.Pranziamo al Planet Hollywood dove l'aria condizionata, come in tutti i locali americani, spinge al massimo ma è tutto cosi' bello che non ci facciamo neanche caso. Abbiamo toccato le mani di Silester Stallone, Demi Moore e Bruce Willis(ok sono le impronte che si trovano sui muri) e qualcuno ha osato anche andare ai servizi a casa loro.Saliamo in macchina e partiamo perché abbiamo un po' di strada da fare, ma appena arriviamo sulla costa ci dobbiamo assolutamente fernare: Santa Monica e Malibu' ci offrono uno spettacolo incredibile.Sulla nostra sinistra l'oceano Pacifico fa esplodere le sue onde altissime sulla spiaggia e il set di Bay Wacth è pronto per girare una puntata. Siamo praticamente ad un metro dagli attori e dal regista.Sono le 15, meglio immetterci sulla 101 in direzione nord per Santa Barbara. Siamo on the road e questa strada ci portera' fino a San Francisco. E' sera ed arriviamo nel motel per il pernottamento, qui ci fermiamo due giorni ma non è un gran che' forse a causa del tempo che si è messo un po' brutto o forse perché non è la stagione migliore per la costa.

09 agosto 1997
Ci alziamo non molto presto ma fuori il cielo è scuro e alcune goccie incominciano a cadere, facciamo un giro per le spiagge di Santa Barbara e per i negozi. Parcheggiamo la macchina in un posto dove il marciapiede è colorato di rosso ma ci siamo accorti che era in divieto di sosta solo quando sul vetro anteriore abbiamo trovato una multa di 40$. Desolati andiamo al distretto di polizia (uno spettacolo anche li) e poi torniamo in motel e passiamo la giornata in piscina a goderci il sole che finalmente era spuntato. Un po' di relax non è male anche se l'entusiasmo è caduto un po'. La sera si è fatto una carrellata per le varie pay tv un po' hard ed il giorno dopo durante il check-out altre 40$ per la visione dei quei film.

10 agosto 1997
Ore 9.00 in macchina, ci aspettano 600km di strada. Lasciamo la costa e ci inoltriamo nell'interno proseguendo per la 101 in direzione nord. Gli spazi incominciano a diventare immensi ed il territorio sempre piu' selvaggio, tutto collinoso con vastissime praterie. Arriviamo a Monterey nel pomeriggio ed appena entriamo in citta' vediamo subito il nostro albergo, l'Holiday Inn. Ci cambiamo e facciamo un giro in spiaggia. Tira un fortissimo vento al punto di sollevare la sabbia, l'acqua del mare è gelida infatti non distante intravediamo delle foche e leoni di mare. Ci sono tantissime meduse di forme, colori e grandezze diverse. Alcune sono grandi come uno sgabello. Forse è meglio non avvicinarsi troppo all'acqua.Il porticciolo di questa cittadina è bellissimo, ci sono tantissime barche di tutti i colori e soprattutto nell'aria c'è un profumo di pesce cucinato che è formidabile. Abbiamo molta fame, soprattutto Ricky (buon gustaio), quindi non ci facciamo sfuggire i tipici piatti del posto, salmone affumicato al pepe, crostacei veri e polpa di granchio immerso in un sugo fantastico, il tutto contenuto in una forma di pane svuotato. Questo piatto tipico si chiama clamb ed è fantastico. Per questioni di tempo non siamo riusciti ad andare a visitare l'acquario di Monterey ma da qui abbiamo ricreduto nella bellezza della costa californiana, sparita un pochetto nei giorni precedenti. L'acqua è pulitissima e di un blu intenso,dietro le spalle ci sono le colline coperte da nubi di colore bianco ma si fermano li. Il vento è fortissimo e gelido ma siamo contenti e soddisfatti di questa giornata.

11 agosto 1997
Il tempo sembra si sia stabilizzato ma rimane comunque ancora molto forte il vento e soprattutto gelido in quanto arriva dall'oceano. La sistemazione delle valige è di tipo mosaico, non ci sono fessure e fortunatamente sotto i sedili c'è ancora un po' di spazio. Riprendiamo la strada US101 in direzione nord fino ad incrociare la Highway I 280 che ci porta fino a San Francisco.Questa è una strada a sei corsie per senso e la cosa che piu' troviamo strana è che tutti viaggiano affiancati ma soprattutto che rispettano i limiti di velocità, 75 miglia/h pari a 120km/h. Infatti in America si è molto controllati e le sanzioni sono gravi per chi commette infrazioni. Oltrepassiamo l'aeroporto e dopo alcune curve improvvisamente ci vediamo di fronte i grattacieli del downtown, spettacolare e le colline della periferia dove sorge una vastissima area industriale. Il nostro albergo si trova nella via centrale O'Farrell Street, si chiama Hilton e quando arriviamo nel parcheggio di fronte alla Reception c'è un facchino che ci aspetta, ci scarica le valige e poi ci parcheggia l'auto nel garage. Entriamo nella Holel per effettuare il check-in e rimaniamo tutti estasiati da tanta bellezza. E' immenso, tappeti e marmo compongono pavimenti e pareti, lampadari di cristalli e poltrone in pelle. Tengo a precisare che in un luogo cosi', noi, siamo arrivati in pantaloncini corti, maglietta e leggermente sudati. Le camere sono composti da salotto con poltrone e televisore, frigo bar e scrivania,la stanza da letto di tipo reale e il bagno in marmo rosa con i rubinetti placati oro. Ci guardiamo in faccia eppure è tutto corretto e vero. Ci cambiamo subito e usciamo per vedere come è la vita.

13 agosto 1997
Con grande amarezza lasciamo San Francisco sicuri che rimarra' per molto tempo nei nostri cuori. Dopo qualche ora di macchina arriviamo all'entrata dello Yosemite National Park. Per la prima volta vediamo i Ranger americani e mi vengono in mente i cartoni animati dell'orso Yoghi....paghiamo il biglietto d'entrata e ci inoltriamo all'interno del parco. Che bello, immersi in un verde incredibile e pensare che fino a poche ore prima eravamo in mezzo ad un caos infernale. Trascorriamo tutta la giornata e verso sera, sfiniti, andiamo verso il nostro albergo il quale si trova ad un'altezza abbastanza rilevante ma a differenza della costa fa molto caldo. Ovviamente un tuffo in piscina con l'Ermy non me lo nega nessuno e allora via.....a rilassarci un po'.

14 agosto 1997
Al mattino la sveglia è, tanto per cambiare un po', molto presto perchè dobbiamo lasciare lo Yosemite per dirigerci nella citta' di Visalia. Appena preso posto in albergo scarichiamo di fretta i bagagli e subito risaliamo in auto per dirigerci al Sequoia National Park. Bisogna salire molto e la strada è decisamente tortuosa. Ricordo che ci siamo dovuti fermare perchè ho sofferto il mal d'auto e cosi per evitare di stare male ho guidato fino alla meta. Di sequoie ne avevo viste molte in televisione ma dal vero è uno spettacolo impressionante. Sono altissime, dai 60 ai 100m e hanno un tronco enorme, circa 10-11 m di diametro. Lo spessore elevato della loro corteccia impedisce loro di bruciare e quindi vivono in eterno. Addirittura, per rendere l'idea, si passa con l'auto in una galleria scavata nel tronco di una sequoia. La sera siamo seduto a tavola e le nostre faccia sono piene di soddisfazioni e gioia. Che belloooo...!!!!! Io ero talmente entusiasta che andai a prendere una coca-cola in un distributore automatico il quale si trovava in piscina e siccome passavo dal retro ci andai in mutande. Quando misi i soldi dietro di me sentii la porta antipanico chiudersi. Rimasi chiuso in piscina. Dovetti scavalcare il muretto della cinta che purtroppo dava nella hole e quando attraversai l'entrata dell'albergo in mutande la gente fece un leggero sogghigno ma in America se ne vedono talmente tante che era quasi una cosa normale.

16 agosto 1997
Prima di partire siamo consapevoli di fare alcune cose perché il percorso di oggi è abbastanza difficile : per ore ed ore di macchina non ci sono più distributori di benzina e neanche aree di sosta e di ristoro. Così facciamo un giro per la cittadina di Visalia e facciamo il pieno alla macchina poi andiamo in un market e comperiamo acqua, molta frutta e qualche cosa da stuzzicare. Appena usciti dalla città ci inoltriamo in una zona che diventa sempre piu’ desertica è tutt’intorno siamo circondati da grandi pale che azionate dal vento producono energia elettrica. Finalmente davanti a noi il cartello che delinea l’entrata al parco: Death Valley National Monument. Da un po’ non si scende dall’auto e la temperatura interna, grazie al condizionatore, è molto accogliente, circa 23°. La prima sosta per alcuni bisogni fisiologici e per dare uno sguardo al panorama ci distrugge: temperatura esterna 49°. Sembra di mettere il corpo in un forno: il sole è cuocente, l’aria è caldissima e irrespirabile e l’unica cosa positiva è il clima talmente secco che non da il tempo di sudare. Ci fermiamo in una zona dove ci sono le dune di sabbia (incandescente) e camminare sull’asfalto è impossibile, bisogna saltare per non fondere le scarpe. Arriviamo a Furnace Creek e ci buttiamo immediatamente in piscina ma anche li l’acqua è caldissima. Non resisto piu’, non sono abituato a questi calori e spero venga notte in fretta ma le mie speranze crollano quando alle 11 di sera il termometro era sceso di un grado.

17 agosto 1997
Facciamo una breve colazione e poi ripartiamo. Lungo il tragitto i colori del deserto stupiscono sempre più ma poco alla volta incomincia una piccola vegetazione di arbusti e cactus. Si è passato il confine di stato tra la California ed il Nevada da un po’ di Km e in lontananza si vede il caos della città. Arriviamo a Las Vegas. Impressionante la catena di alberghi che rappresentano le piu’ belle parti del mondo (Luxor Egitto, New York New York, Cesar Palace Roma, il Bellario ancora in costruzione Venezia) ma lo spettacolo vero e proprio è di notte quando le luci si accendono. Incredibile..!! Ogni parte è formata da sale da gioco, addirittura nei ristoranti. Un mondo di gente che va e che viene, musica, spettacoli e suoni di slote machine ovunque. Adoro le citta’ di notte e fortunatamente la stanza dell’albergo è al 22esimo piano e da’ sul corso centrale. Rientrato a notte fonda mi siedo davanti alla vetrata e ammiro lo spettacolo per ore. Nel mio bicchiere non c’è wiski ma solo gatorate perché sono astemio ma la sensazione di vivere in un film non manca. Di giorno rimaniamo in albergo per due motivi : primo perché il grande caldo e la stanchezza ci ha massacrato e secondo perché il Flamingo Hilton offre tantissimi svaghi da perderci la giornata.

20 agosto 1997
Ci stiamo dirigendo verso Los Angeles, ormai sta per finire tutto e in macchina si discute di cio’ che abbiamo fatto e visto. L’America è bella vista in Tv e letta sui libri ma viverla direttamente è un segno indelebile che rimane nei cuori. Il mattino dopo mi trovo vicino al finestrino e guardo fuori da 11.000m di altezza; i pensieri sono tanti ma uno non è rimovibile: in America ci voglio ritornare, non so quando e non so con chi ma certo è che ci ritornero’.